PIL Italiano: la moda vale 80 miliardi

Moda e PIL italiano

Mentre il mondo arranca, piegato da un anno di pandemia, il mondo della moda continua a correre. E, alla fine del 2021, arriverà al valore record di 80 miliardi, con un peso crescente sul PIL italiano, che sfonderà l’1,2%. A dare i numeri è l’Area studi Mediobanca, che ha vivisezionato il sistema moda con un approfondimento Prometeia. Sotto la lente di ingrandimento sono finite 173 aziende italiane con fatturato 2018 di oltre 100 milioni e i 46 principali gruppi europei che hanno un fatturato sopra i 900 milioni. I risultati sono, sotto molti punti di vista, sorprendenti e descrivono un settore che, più di altri, ha saputo riorientarsi sulle nuove sfide e cogliere le opportunità create dall’emergenza sanitaria che sta rivoluzionando molte delle abitudini di consumo nei quattro angoli del mondo.

Una moda italiana sostenibile

Per la moda italiana la parola d’ordine è: green

La prima parole d’ordine che il sistema ha colto con maggiore velocità e incisività di altri settori è sostenibilità della moda. Nei desideri di alcune fasce di consumatori, infatti, la patente green dei prodotti sta diventando uno dei primi valori presi in considerazione. Nonostante il mercato non sia ancora pienamente maturo a pagare una quota sostenibilità in un settore dove la battaglia sui prezzi è comunque fondamentale, i marchi grandi e piccoli stanno iniziando a guardare avanti. Convinti che la crescita immediata non sia l’unico driver del business e che, strategicamente, può rendere di più sul medio e lungo termine un rebranding, con posizionamento più convintamente green che diventerà nel tempo fondamentale. La sostenibilità sarà, insomma, un parametro per attirare i consumatori di domani e gli imprenditori hanno iniziato a prevedere i costi ex ante della “responsabilità sociale” nel conto economico.

La moda italiana diventa virtualie

Protagonisti nel web

Un altro settore in cui il mondo della moda italiana si è trovato pronto è quello del web. Tra lockdown, spostamenti bloccati e paura per l’emergenza sanitaria, la propensione all’acquisto online ha avuto un’incredibile impennata nell’ultimo anno, con l’Italia che ha recuperato il gap storico che la divideva dagli Usa e dai paesi europei. E la moda made in Italy, che da sempre gode di grande considerazione nel mondo, ha scoperto che può mettere a frutto questa reputazione trasformandola in visibilità e reputazione web.

I brand di moda italiana sempre più ricercati

Trecento milioni di volte al mese

Anche qui i numeri sono in crescita costante: i 559 brand delle 173 aziende analizzate dagli esperti di Mediobanca e Prometeia vengono cercati online oltre 300 milioni di volte al mese, con 57 brand che superano il milione ciascuno. “I dati 2018 rivelano utili di 3,7 miliardi (+25,2% sul 2014) e sono le quotate con la maggioranza di una famiglia a registrare l’ebit margin migliore (13,4%) e più propense all’export (86,1% fatturato dall’estero)”, recita la ricerca. Spicca l’abbigliamento (42,6% ricavi aggregati), seguito da pelletteria (23,1%) e occhialeria (15,6%). “Sono 15 le quotate e determinano il 29% del fatturato aggregato”.

Il cambiamenti degli acquisti nel settore della moda italiana

La nuova abitudine che non cambierà

La propensione all’acquisto sul web, inoltre, sembra non solo consolidata ma in continua e importante crescita. E anche un popolo come quello italiano, meno abituato alla gestione digitale degli acquisti, una volta provato il gusto di acquistare on line i più svariati prodotti, basta pensare alle scarpe Alviero Martini prima classe, con un’esperienza del tutto simile a quella che si può avere in un negozio fisico, non ha intenzione di tornare indietro in questo tipo di abitudine. E, proprio gli acquisti on line, hanno un grande ruolo nell’incremento in termini assoluti del peso della moda italiana nel PILtricolore.

L’occupazione trainata dalla moda italiana

L’aumentano gli addetti

La moda italiana determina una crescita dell’occupazione, anche qui in controtendenza rispetto al resto del mercato del lavoro, con numeri pre-pandemia impetuosi: “45.300 nuovi addetti (+14,1% sul 2014 e +1,7% sul 2017), per un totale di 366.000 unità nel 2018” e la solida impressione che il settore reggerà anche nel 2021, investendo anche in formazione per dotarsi le nuove figure professionali richieste e mettere in sicurezza alcuni “mestieri” in via di estinzione, come quello dei modellisti.

La moda italiana si tinge di rosa

Le donne protagoniste della moda italiana

C’è poi un’altra particolarità che emerge dallo studio di Mediobanca. Si nota come il sistema moda italiana riesca ad essere precursore di tendenze che si devono ancora consolidare. Dall’analisi della varietà di genere nei board emerge che: “nelle aziende dinamiche, quelle con ebit margin e tasso di crescita del fatturato superiore alla media del panel analizzato, il 22% dei consiglieri è donna, a fronte del 17,9%”.

I principali brand della moda italiana

I colossi della moda italiana

A trainare il settore chiaramente sono i grandi gruppi, con i 46 big europei che “hanno fatturato 251,5 miliardi (+33,6% sul 2014 e +6,3% sul 2017) nel 2018. Primo brand di moda italiana è Prada (3,1 miliardi), al 14/o posto”. In generale, i 14 big italiani “crescono a un ritmo annuo medio inferiore (+0,9% rispetto al +8,2%), però hanno una capitalizzazione maggiore. Anche a livello europeo le quotate (27 su 46) hanno un impatto decisivo: determinano l’83,3% del fatturato aggregato, sono più redditizie e crescono più velocemente (+39,7% contro il +6,4% nel 2014-2018)”.

La moda italiana si può definire “esemplare”

La moda italiana un modello da copiare

Il mondo della moda italiana, mentre in mondo arranca, continua a correre. Dimostrando di avere maturità, velocita e profondità di analisi, capacità di riorganizzare i propri obiettivi e di avere visione anche a lungo termine, che molti settori della ingessata economia nostrana dovrebbero prendere ad esempio. Un sistema che già oggi incide in maniera sempre più importante sul PIL, ma soprattutto gioca un ruolo fondamentale nel portare in alto il “brand Italia”, facendosi apprezzare e invidiare in tutto il mondo.